INCHIESTA: Tutela o detenzione? Quando l’amministrazione di sostegno diventa un abuso di Stato

Pubblicato il 15 luglio 2025 alle ore 13:11

Denunciamo un sistema che, nato per proteggere, finisce troppo spesso per imprigionare.


  È successo ancora. E continua a succedere. In Italia, migliaia di persone fragili — anziani soli, malati, disabili — vengono private dei propri beni, isolate dagli affetti, ricoverate contro la propria volontà.

  Non da criminali, ma da uno strumento giuridico: l’amministrazione di sostegno.

  Un istituto nato con finalità nobili, ma che sempre più spesso si trasforma in una prigione legale.

L’amministrazione di sostegno: da tutela a sistema di controllo

  Introdotta con la Legge 6/2004, l’amministrazione di sostegno doveva garantire supporto senza ledere l’autonomia.

  Ma nella prassi, moltissimi amministratori agiscono con potere assoluto, prendendo decisioni vitali senza consultare la persona interessata.

  In assenza di controlli, alcuni amministratori gestiscono decine di casi contemporaneamente, amministrando patrimoni importanti, imponendo ricoveri, senza che i beneficiari possano opporsi.

Storie vere di diritti calpestati

  Il caso Gilardi: Carlo Gilardi, professore di Lecco, viene internato in una RSA contro la sua volontà nel 2020. Gli viene impedito di tornare a casa e di vedere liberamente chi desidera. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per violazione dell’art. 5 della Convenzione (libertà personale). Eppure… il sistema non è cambiato.

  Il caso Buzzanca: L’attore Lando Buzzanca è stato isolato in una struttura per anziani, privato del cellulare, della televisione e persino di contatti con la compagna. Anche in questo caso, la sua volontà è stata ignorata in nome di una presunta “protezione”.

  

 

Casi oscuri e silenziati

In tutta Italia si moltiplicano le denunce di figli che non riescono a far visita ai genitori, anziani lasciati al buio per conti non pagati, pensioni gestite male, relazioni falsate depositate in tribunale.

 

Un sistema che alimenta sé stesso

  • In troppi casi, giudici tutelari si affidano ciecamente alle relazioni degli amministratori.
  • Mancano verifiche sul campo, le persone vengono ascoltate solo formalmente, senza reale possibilità di opporsi.
  • Alcune figure professionali hanno fatto dell’amministrazione di sostegno un lavoro redditizio, senza reale contatto umano.

“Quando la tutela diventa coercizione, non è più giustizia, è controllo.”

 

La Corte Europea ha già condannato l’Italia… ma il sistema resiste

  Nel 2023, la Corte di Strasburgo ha dichiarato che l’Italia viola sistematicamente i diritti delle persone fragili attraverso procedure opache e ricoveri forzati.

  Ma nonostante le sentenze, gli abusi continuano.

  Servono interventi super partes, non affidati solo ai tribunali locali o ai giudici tutelari.

 

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Appello alla Corte Suprema per i Diritti dell’Uomo, al Parlamento Europeo e al Consiglio d’Europa

Chiediamo:

  • Un’indagine indipendente sul funzionamento dell’amministrazione di sostegno in Italia.
  • L’introduzione di controlli periodici obbligatori per giudici e amministratori.
  • La partecipazione obbligatoria del beneficiario alle decisioni, con ascolto autentico e vincolante.
  • Una revisione europea delle misure di protezione, affinché non siano strumenti di segregazione ma di vera assistenza.

La libertà personale non è negoziabile

Ogni cittadino deve poter invecchiare con dignità, scegliere dove vivere, a chi affidarsi, come gestire il proprio denaro.

Non è più accettabile che per “proteggere” si finiscano per calpestare affetti, scelte e identità.

“Una società si misura da come tratta i suoi membri più fragili. E noi, oggi, stiamo fallendo.”

Partecipa al cambiamento: firma il referendum

Questo non è solo un appello morale. È anche una chiamata all’azione concreta.

Un referendum popolare è stato indetto sulla piattaforma ufficiale del Ministero della Giustizia – sezione “Referendum” per chiedere una limitazione reale e controllabile dei poteri degli amministratori di sostegno, a tutela della libertà e della dignità delle persone fragili.

Dettaglio iniziativa

Abolizione degli istituti dell'interdizione e dell'inabilitazione. Riforma dell'amministrazione di sostegno.  >> LINK >>

 

Partecipare è un atto di civiltà, di coscienza e di giustizia.

Invitiamo ogni cittadino consapevole a recarsi sulla piattaforma e firmare la proposta di legge referendaria. Il diritto all’autodeterminazione non può più dipendere dal silenzio delle istituzioni.

“Quando il diritto si piega al potere, solo la partecipazione popolare può raddrizzarlo.”

Accedi alla sezione “Referendum” sul sito del Ministero della Giustizia (percorso: Homepage > Partecipazione > Referendum popolari). Firma, diffondi, organizza: la libertà non è una concessione... è una responsabilità collettiva.

Oggi è capitato a loro. Domani potrebbe capitare a te. Per questo non possiamo voltare lo sguardo, non possiamo accettare il silenzio. Difendere la libertà degli altri è l’unico modo per proteggere anche la nostra.


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