Nel deserto morale delle istituzioni globali, una voce ha squarciato il silenzio: quella di Francesca Paola Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati.
Una giurista italiana, esperta di diritto internazionale e diritti umani, che ha osato dire ciò che molti temono: a Gaza si sta consumando un genocidio.
Mentre i governi si nascondono dietro il paravento della diplomazia, mentre le cancellerie occidentali si trincerano dietro il mantra della “difesa legittima”, Albanese ha scelto la verità. E per questo, L’Anticonformista Indipendente si schiera al suo fianco, chiedendo che le venga conferito il Premio Nobel per la Pace.
Non come gesto simbolico, ma come atto di giustizia. Come segnale inequivocabile che la coscienza umana non è morta.
“Il sangue dei giusti grida a me dalla terra” — Genesi 4:10
Il sangue dei bambini di Gaza grida. Grida dalle macerie, dai corridoi degli ospedali distrutti, dai corpi straziati sotto le bombe.
E chi ha orecchie per intendere, intenda. Non esiste alcuna giustificazione per ciò che sta accadendo.
Nessuna strategia militare, nessuna rappresaglia, nessuna vendetta può assolvere il massacro di innocenti.
Il 7 ottobre è stato un giorno tragico, ma non può essere il lasciapassare per l’annientamento sistematico di un intero popolo. Le dispute tra Hamas e Israele, tra governi e milizie, non devono coinvolgere chi non ha scelto di combattere. I bambini non sono bersagli. I civili non sono pedine.
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti!” — Matteo 23:27
Guai a voi, politici, diplomatici, opinionisti, che avete scelto il silenzio. Che avete voltato lo sguardo. Che avete giustificato l’indicibile. Voi che vi proclamate difensori dei diritti umani, ma che avete lasciato che Gaza diventasse un cimitero a cielo aperto.
Come nel libro dell’Apocalisse, il giorno del Giudizio incombe. “E vidi le anime di quelli che erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che avevano resa” (Apocalisse 6:9). Il sangue innocente sarà chiesto conto. E le vostre mani, se non si alzano ora per fermare il genocidio, saranno macchiate per sempre.
Francesca Paola Albanese: una voce contro l’oscurità
Francesca Albanese ha già pagato il prezzo del coraggio: attacchi mediatici, sanzioni, isolamento. Ma non ha ceduto. Come i grandi profeti della storia — da Bartolomé de las Casas a Martin Luther King — ha scelto la verità, anche quando costa.
Che il Nobel per la Pace sia il suo scudo. Che il suo nome sia inciso nella memoria collettiva come esempio di integrità. Che il suo gesto sia il seme di una nuova coscienza globale.
Il monito finale
Questo articolo è un grido. È una profezia. È il fuoco che arde nei cuori di chi non accetta l’ingiustizia. Che tremino i potenti. Che si risveglino le coscienze.
Che il mondo sappia che L’Anticonformista Indipendente non tace. E non dimentica.
Perché il tempo della resa dei conti è vicino. “Ecco, viene il giorno del Signore, giorno crudele, con indignazione e ira ardente, per ridurre la terra in desolazione e sterminarne i peccatori” (Isaia 13:9).
E il Signore farà giustizia
Che nessuno si illuda: il tempo della verità è vicino. Le mani che hanno sparso sangue innocente, le bocche che hanno mentito, i cuori che hanno tramato il male — tutti saranno chiamati a rispondere.
Come è scritto:
“Ma Dio scaglierà contro di loro le sue frecce; d’un tratto saranno colpiti. La loro stessa lingua li farà cadere; chi li vedrà scuoterà il capo.” — Salmo 64:7-8
I malvagi saranno travolti dalla giustizia che hanno negato. Le loro opere li condanneranno. E il mondo saprà che il sangue degli innocenti sarà rivendicato.
Che tremi chi ha taciuto. Che si ravveda chi ha giustificato. Perché la mano di Dio è già tesa, e la sua ira non conosce compromessi.
Aggiungi commento
Commenti