Gaza brucia. E il mondo si mette comodo.
Le immagini che arrivano dalla Striscia non sono semplici fotogrammi: sono pugni nello stomaco, urla silenziate, bambini sepolti sotto macerie che non hanno mai chiesto di essere parte di un conflitto. Eppure, il mondo osserva con la stessa indifferenza con cui scrolla un feed social. Si parla di “difesa”, si giustifica l’indifendibile, si equiparano massacri a strategie. Ma diciamolo chiaro: non esiste alcuna giustificazione per il genocidio. Nessuna. Punto.
Il silenzio è complicità. E i potenti sono muti.
Governanti, istituzioni, alleati: tutti troppo occupati a fare calcoli geopolitici per accorgersi che l’aritmetica della guerra cancella vite. Il sangue versato a Gaza non è un effetto collaterale, è il risultato diretto di una scelta. E chi tace, acconsente. Chi si gira dall’altra parte, firma con l’inchiostro invisibile della vigliaccheria.
Il mondo è un campo di battaglia normalizzato.
Nel 2025, sono attivi 56 conflitti armati che coinvolgono oltre 92 Paesi. Nella tabella qui sotto riportiamo solo alcuni degli epicentri dell’orrore.
E mentre le bombe cadono, le multinazionali crescono. Le borse non tremano, i mercati si adattano. Perché in questo mondo, la vita umana è una variabile sacrificabile. Il petrolio, il litio, il controllo strategico valgono più di un neonato sotto le macerie.
La guerra è il business più sporco e più redditizio del pianeta.
Droni, armi intelligenti, propaganda: tutto confezionato come se fosse progresso. Ma è solo morte in alta definizione. I conflitti non nascono da odio spontaneo, ma da interessi calcolati al millimetro. E chi li alimenta, lo fa con la freddezza di un contabile: “Quante vite possiamo perdere per ottenere questo vantaggio?”
| Paese/Regione | Tipo di Conflitto | Vittime stimate (2024) | Motivazioni principali |
|---|---|---|---|
| Sudan | Guerra civile | Decine di migliaia | Controllo territoriale, risorse |
| Ucraina | Invasione e resistenza | Centinaia di migliaia | Espansionismo, potere geopolitico |
| Myanmar | Conflitto etnico e militare | Migliaia | Supremazia etnica, controllo |
| Yemen | Guerra proxy | Oltre 300.000 | Petrolio, influenza regionale |
| Etiopia | Scontri interni | Decine di migliaia | Autonomia, potere politico |
| Palestina/Israele | Conflitto asimmetrico | Decine di migliaia | Territorio, ideologia, vendetta |
| Messico | Guerra contro i cartelli | Migliaia | Narcotraffico, corruzione |
E allora diciamolo forte: il mondo è impazzito. Ma non siamo tutti ciechi.
Questo articolo non è un lamento. È un urlo. È un dito puntato contro chi ha trasformato la diplomazia in complicità, la difesa in sterminio, la geopolitica in necropolitica. Non ci sono equidistanze. Non ci sono “due versioni”. C’è chi muore e chi incassa. E noi, l’Anticonformista Indipendente, non ci stiamo.
Perché la verità non ha bisogno di permessi. Ha solo bisogno di essere detta. E noi la urliamo. Senza riserve. Senza filtri. Senza paura.
Testimonianze dal fronte dell’indifferenza
"Mia figlia aveva tre anni. Dormiva quando il missile ha colpito. Non ho più trovato il suo corpo. Solo il suo braccialetto."
"Abbiamo camminato per giorni, senza cibo, senza sapere dove andare. I soldati ci hanno detto che non c’era più casa."
"Ho perso mio fratello in Sudan, mio cugino in Ucraina, mio padre in Gaza. Non so più dove finisce la guerra e dove comincia il mondo."
Queste non sono citazioni da un film. Sono frammenti di realtà. Voci che nessun telegiornale trasmette. Perché disturbano. Perché rompono la narrazione comoda del “conflitto complesso”. Ma non c’è nulla di complesso nel dolore. È semplice. È brutale. È universale.
Se la guerra fosse un virus, il mondo sarebbe già in lockdown.
Pensaci: per il COVID abbiamo fermato il pianeta. Per la guerra, invece, lo acceleriamo. Produciamo più armi, più propaganda, più odio. Se i morti di Gaza fossero vittime di una pandemia, avremmo vaccini, fondi, task force. Ma siccome sono vittime di bombe, abbiamo solo silenzio.
La verità è che la guerra non è un incidente. È un sistema. E noi siamo dentro.
L’Anticonformista Indipendente non si piega. Non si modera. Non si censura. Questo articolo è un atto di resistenza. Un invito a svegliarsi. A urlare. A rompere il ciclo dell’apatia.
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